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Visualizzazione dei post da gennaio, 2011

PAOLO FRANCESCONI. O LA VITICULTURA UNDERSTATEMENT.

C'è un'Italia che lavora seriamente.  Senza proclami, senza guardarti con gli occhi iniettati di sangue, senza alzare il livello dei decibel e procurarti un ronzio alle orecchie e al cervello. Un'Italia ai limiti dell'eversività che considera una retribuzione la diretta conseguenza della quantità e qualità del proprio lavoro. Gente che messa in un'agorà spesso caciarona e viziosa come il web o il giornalismo cartaceo, si ritroverebbe spaesata e quantomeno fuori posto. Gente che, diciamo, tende a defilarsi dalla marea di guano che parrebbe ricoprire tutto e tutti perché questa è gente che sgobba e che cerca un confronto sereno con quello che fa. Gente che coltiva il dubbio, nel senso che è nel dubbio che scatta la scintilla per migliorarsi. Gente che ha pudore. Gente che lavora, fatica, si appassiona e le chiacchiere stanno a zero. Gente che è ossigeno per questa stanzetta convulsa e sovraffollata che è l'Italia.  Non so se in ogni casella di questo ritratto it

DA O A 2011 E RITORNO

E' un giorno qualunque dell'inizio di un anno qualunque e apri due bottiglie e intanto riassaggi altre bottiglie mezze vuote dei giorni precedenti e vedi distratto un documentario sulla coltura del riso nel nord Italia e leggi la controetichetta di un Cereale Biologico Senza Grassi Tropicali e sbricioli con un dito la mollica della consistenza del gesso di un pane vecchio 2 giorni.  E poi ti versi i due vini. E li bevi. Ed è come un raggio verde. Prima nella tua mente c'era il buio. Poi un crepuscolo. Poi forse una luce forte.  E senti che, in qualche modo, questi due vini forniranno  un  trait d'union  tra quel baccanale felice che è stato il 2010 e quegli anni 0 che sono stati il dopoguerra italiano. Che ti daranno una storia da raccontare. I due vini vengono da uve considerate povere, sgraziate, i cugini scemi da fargli saltare la scuola e mandare a lavorare. Due dei tanti Calimero del panorama ampelografico italiano, massificati e mortificati a più non posso